Lévinas & Girard

Facendo seguito al precedente post, a questo punto sarebbe legittimo chiedersi 
Ma se l’istanza psichica profonda del Desiderio umano non è solo individuale 
ma anche sociale, che fine fà questa seconda nell’uomo d’oggi, radicalmente 
individualista ?
 
Ma siamo poi così sicuri che sia individualista come crede di essere !?
 
Qui dobbiamo ripartire sfatando un’altro mito contemporaneo; e cioè che il 
Desiderio  nasca nel soggetto e dal soggetto.
Che cioè “desideriamo” in modo indipendente,  assolutamente soggettivo, 
autonomo; che cioè il Desiderio parta da dentro di  noi. 
Non è affatto così !!
 
Il Desiderio risente in modo determinante del suo lato socializzante. 
Su cosa farebbe leva, sennò, la pubblicità ?! 
Il Desiderio, per innescarsi, ha sempre bisogno di un Modello, cioè 
dell’Altro, appunto. 
Dopo Emmanuel Lévinas dovremo parlare allora anche dell’altro grande 
francese, Réne Girard. 
Cosa ci insegna quest’altro grande autore di quella “scuola francese” che 
pare esser l’unica, a  cominciare da Lacan, attraverso poi del”gatto
e la volpe” Guattari e Deleuze, per arrivare infine a Lévinas e Girard,
sul Desiderio ? 
Che è sempre mediato ! 
Essendo il Desiderio, per definizione, la forza che ci porta fuori di noi, 
esso si nutre di imitazione, sempre e comunque.  Mimesi, cioè,  il Desiderio 
è mimesi.
 
Freud, a questo proposito, sfiora questa verità cogliendo nell’Identificazione
con il padre i prodromi dell’Edipo, ma poi si perde nel suo delirio pansessualista
e, perdendo di vista  l’aspetto primario, costruisce poi un’enorme impalcatura
per sostenere la sua tesi della  “Libido” tanto che deve ricorrere alla nozione di
Inconscio per farla stare in piedi.
Ma non siamo più al secolo scorso e oramai il mito della psicoanalisi ortodossa 
lascia il tempo che trova.
 
Identificazione con il padre, si diceva, e da lì a seguire è un tutt’uno.
Imitazione, cioè, di tutti coloro, di tutte quelle persone che ai nostri
occhi assurgono a modelli perchè ritenuti portatori di una personalità,
di un karisma; cioè  di un “essere” superiore al nostro e che vorremmo
raggiungere, possedere, avere con tutte le nostre forze.
Questa, detta in parole semplici, è l’essenza dell’uomo, del Desiderio umano.
Cercare, cercare e cercare ancora, incessantemente, di “essere” come il Modello
 
Ora, sorvolando sulle implicazioni violente a cui tutto ciò porta, inevitabilmente,
che se uno è modello è automaticamente rivale, e che, volendo approfondire
si rmanda a quel capolavoro di Girard che è “La Violenza e il Sacro”, per 
restare alla centralità del nostro tema, si diceva, va subito sottolineato che è proprio 
a cominciare dal genitore del proprio sesso, tutto dipende poi dai “maestri” più o meno 
positivi o negativi che ci sappiamo scegliere.  E parrebbe, da quel che si constata 
nell’attuale situazione di “bullismo” dilagante, quella qualità dei maestri sia alquanto
discutibile.
Ma questo si spiega facilmente con il fatto che stiamo ancora pagando le
conseguenze di quella mentalità che si è inaugurata nel ’68 del secolo scorso e che
ancora ci assilla come, del resto, da una grave malattia, non se ne esce ne
immediatamente ne  tantomeno indenni. 
Una volta si chiamava Comunismo
Moltissimi ne sono ancora affetti sebbene abbia cambiato nome
Un nome diventato “innominabile” si è pensato bene di sostituirlo lasciando 
però inalterati i contenuti riciclati ancor più radicalmente.
Al crollo di quell’ideologia si è pensato addirittura, da bravi megalomani,
che fosse finita la storia stessa e si è inaugurato quel lutto “postmoderno”
che ancora ci assilla con le proprie menzogne e i suoi modelli conseguenti.
 
Postmodernismo banale che delegittima la nozione di verità ed esorcizza la 
realtà anteponendole una falsa coscienza del soggetto; un’ideologia settaria ed 
estremamente intollerante e finta “debole”
 
“Contrariamente a quello che ci dicono i nostri nichilisti e relativisti,
una natura umana esiste, e la sua elasticità è tale che si dà spesso da fare
per porre  rimedio alle più strambe follie culturali”    Girard “Il risentimento”
E di “follie culturali” infatti si tratta e da cui è urgente guarire
Ecco infatti perchè il clima dominante, lontano dalla speranza, oscilla tra
la disperazione per l’eclissi del “sole dell’avvenire” e “l’eclissi della
luce della Ragione” radical-individualista
Ed ecco il punto dove invece Girard e Lévinas si coniugano alla perfezione:
Il primo nel rilevare che c’è poco da fare; il vero soggetto umano può
emergere soltanto dalle regole del Regno ed al di fuori di queste regole non
c’è altro che il mimetismo e l'”interdividualità”

Solo la struttura mimetica è soggetto
E non c’è filosofia che tenga poichè anch’essa è implicata nel gioco di
dissimulazione che impedisce di riconoscere come stanno le cose

A meno ché la filosofia non si ponga proprio dal punto di vista
dell’attenzione per quell’Altro che le regole del Regno inaugurano
Ed è proprio Lévinas il punto di riferimento più opportuno per una filosofia
così “capovolta”
 
Vediamo quindi di riassumere questo pensiero di  Emmanuel Lévinas

Abbiamo detto all’inizio che il mito della nostra provenienza da
un’idilliaco luogo;
paradiso terrestre, uroboros o liquido più o meno amniotico, era un mito
Non solo, ma ne abbiamo dimostrato la negatività essendo alla base psichica
del consumismo stesso

E’ infatti da Levinas che abbiamo tratto questa critica radicale :

 “È questo il tema che Levinas lascia intravedere quando più volte cita la
vicenda di Giobbe mettendo in evidenza il fatto che Dio gli rammenta che lui
non era presente quando il mondo veniva creato (Job, 38,4), l’evento che è
sottratto per definizione a qualsiasi logos: «la soggettività di un soggetto
arrivato tardi in un mondo che non è nato dai suoi progetti, non consiste
nel progettare, né nel trattare questo mondo come proprio progetto”

Poi, Lévinas, prosegue chiedendosi DOVE cercare le risposte a questa
misteriosa struttura profonda della psiche umana e coglie nel paradosso
del “sacrificio di sè” lo spunto di una “Logica” nuova, agli antipodi di
quella “affermazione dell’io”…umana, troppo umana !

“Ad una filosofia veramente sapiente spetterebbe dunque il compito di
mettersi dalla parte di questo smantellamento dell’io, saperne cogliere il
momento genetico nell’atto del sacrificio estremo che rappresenta una vera e
propria rottura con la logica dell’identità e dell’essere:

Ciò che a lui piuttosto sta a cuore è individuare la radice da cui qualsiasi
gesto di fraternità e perfino di gentilezza discende: anche il semplice
«dopo di voi, signore»  reca la lontana traccia di un’inversione
della soggettività che non è spiegabile nei termini di un’altrimenti ovvia
autoaffermazione dell’io”

Quindi capiamo come la trascendenza del gesto di Cristo non sia affatto
interessante per l”aldilà”, ma per l’aldiquà:

“Da una parte la trascendenza non come eventuale orizzonte ulteriore, ma
come
interpretazione radicale della realtà stessa, che pur ci si presenta nei
giochi e nelle relazioni dell’essere; dall’altra la trascendenza non come
avventura speculativa, ma piuttosto come struttura etica”

Questa è l’autentica «trascendenza» (la cui migliore tematizzazione Levinas
attribuisce a Kierkegaard): una verità perseguitata, misconosciuta, umiliata
e respinta è infinitamente trascendente e mai trasformabile in immanenza
proprio per il suo carattere di irrecusabile differenza rispetto alle verità
di questo mondo”

A riprova di ciò ecco quindi la sottolineatura straordinariamente
illuminante
di come Dio non possa che giungere a noi in quel modo inaspettato e
misterioso come misteriosa e inconcepibile per la nostra mente umana è
ciò che era prima di noi
Solo nell’estremo restringimento della sua infinita potenza fino al polo
opposto può apparirci dinnanzi :

” Dio può parlare all’uomo solo umiliandosi; ma proprio per questo egli può
rivolgersi soltanto a chi, come lui, si umilia.

L’idea di un’umiliazione di Dio, argomenta Levinas, è strettamente
dipendente dall’idea di una verità che si manifesta nell’umiltà”

In questo radicale rovesciamento delle parti fino al punto di rovesciare
anche la
logica dell’essere per sé stessi si attua il piano divino che diventa
modello
per l’uomo dell’autenticità del suo essere profondo stesso:

“Il problema comporta, d’altro canto, e come producentesi da questa
passività
spinta nella Passione al suo limite ultimo, l’idea di espiazione per altri,
cioè di una sostituzione: l’identico per eccellenza, ciò che non è
intercambiabile, ciò che è l’unico per eccellenza, sarebbe la sostituzione
stessa

Rovesciare la logica dell’essere sostituendosi alla sofferenza dell’altro”

E quindi possiamo concludere riconoscendo che :

Sarebbe difficile tentare un bilancio, sia pure provvisorio, del contributo
che sia Girard sia Levinas, sia isolatamente sia congiuntamente, porgono
problematicamente alla dogmatica cristiana. La forza e la lucidità con cui
entrambi si sono riappropriati di un concetto come quello di «sostituzione
vicaria», per smascherarlo in un caso, per ribaltarlo in una sorprendente
interpretazione della soggettività dell’altro, e ciò proprio nel momento in
cui la soteriologia «media» cristiana pare aver preferito invece per motivi
diversi abbandonarlo o edulcorarlo, certamente dà da pensare, anche sotto il
profilo, in questo caso tutt’altro che preliminare ed accademico, di un
ripensamento della natura e dei compiti della teologia

 
 

Lévinas & Girardultima modifica: 2010-06-04T00:59:01+02:00da allan11
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