Il bambino e l’idea di Dio

L’articolo che seguirà può essere considerato come una trasposizione dal piano filosofico a quello psicologico della dicotomia apollineo/dionisiaco nella fattispecie di intelligenza/affettività.  

 IL BAMBINO E L’IDEA DI DIO I rapporti tra intelligenza e affettività: le teorie di Piaget e Freud.

A Piaget viene spesso rimproverato di avere elaborato una complessa teoria dello sviluppo cognitivo senza essersi mai preoccupato degli aspetti affettivi dello sviluppo. Però, si potrebbe osservare, è anche vero il reciproco, cioè che la psicoanalisi si è occupata essenzialmente dell’affettività, della vita psichica inconscia, dei fantasmi, delle pulsioni istintive rimosse, e ha trascurato le funzioni cognitive che venivano per lo più assimilate ad attività percettive e motorie. La teoria di Freud è forte la dove quella di Piaget si dimostra debole e viceversa, e questa situazione rende auspicabile una sintesi dei due punti di vista. Sintesi che potrebbe essere così espressa: Affettività ed intelligenza sono indissociabili e costituiscono i due aspetti complementari di ogni condotta umana. Senza dubbio l’affettività e le sue carenze possono essere causa di accelerazioni o di ritardi dello sviluppo cognitivo, e René A. Spitz lo ha dimostrato nelle sue analisi ormai classiche. Ciò non significa tuttavia che l’affettività determini o soltanto modifichi le strutture cognitive che restano quello che sono. Non si può, secondo Piaget, parlare di condotte affettive e di condotte cognitive, perchè ogni comportamento è l’uno e l’altro nello stesso tempo e comporte un’elemento di affettività e un’elemento di cognizione. Nello sviluppo mentale del bambino gli elementi affettivi e cognitivi sono inseparabili; l’affettività assume la funzione di “fonte energetica” da cui dipende il funzionamento dell’intelligenza, ma non le strutture dell’intelligenza. L’incomprensione tra le due teorie è stata dovuta al fatto che la relazione d’oggetto considerata è diversa. Freud sostiene che il funzionamento psichico deve il suo sviluppo alle relazioni interindividuali da un lato, e alle risultanti dei “processi interni” dall’altro; mentre Piaget collega l’origine del funzionamento mentale ai rapporti che si stabiliscono tra “l’individuo e l’ambiente” oggettivo fisico e sociale. La psicoanalisi si interessa più particolarmente ai conflitti che si organizzano intorno ai poli del “piacere-dispiacere”, “buono-cattivo”, mentre la psicologia genetica si centra su quelli che si organizzano intorno ai poli “vero-non vero”, “coerente-non coerente”, cioè della ricerca del controllo della conoscenza normativa. Ricordando dalla metapsicologia freudiana che…”I processi primari costituiscono all’inizio l’unica forma di processi mentali e sono governati dal “principio del piacere” (buono-cattivo). A partire da essi, progressivamente, si differenziano i processi secondari governati dal “principio di realtà” (vero-falso). Ed è qui, infatti, sul “principio di realtà” che le convergenze tra le osservazioni di Freud e Piaget appaiono chiaramente; ossia con l’instaurarsi dei “processi secondari”. Sorvolando su altri punti secondari di convergenza tra le due teorie e concludendo questa lunga introduzione va’ detto che la psicoanalisi ha, fino a poco tempo fa’, trascurato di occuparsi della dimensione cognitiva e il suo concetto attuale dell’oggetto libidinale rappresenta, da un punto di vista teorico, una specie di “peso morto”. Dice Piaget: “La persona altrui è un’oggetto “affettivo”, ma nello stesso tempo l’oggetto “cognitivo” più interessante, più istruttivo, fonte di una molteplicità di percezioni. Dunque la persona umana è un’oggetto che permette una pluralità di scambi nei quali intervengono, nello stesso tempo, fattori cognitivi ed affettivi. 

 Ora, per venire all’oggetto della relazione, cioè la genesi della religiosità infantile , va detto che la psicoanalisi freudiana sottolinea l’affettività e spiega il sentimento religioso come un “residuato, surrogato del padre” (Totem e tabù). C’è però da dire che sembra ormai assodato che le affermazioni di Freud su questo punto non abbiano una valida base scientifica ; i moderni studi di antropologia infatti affermano, ad esempio, che le tribù primitive non conoscevano il totem !! (Levy – Strauss). Tuttavia contestato Freud antropologo, resta tuttavia l’importanza di Freud psicoanalista e le sue affermazioni devono essere lo stesso esaminate perché, nell’essenza, sono ancora oggi condivise da molti psicoanalisti. Molto meno fortuna presso gli studiosi di psicologia religiosa ebbero invece le tesi di Jung anche se la religione fu per lui, con il passare del tempo, l’interesse fondamentale, per cui egli arrivò ad affermare che nell’inconscio esiste un’autentica funzione religiosa autonoma e necessaria per l’individuo, tanto che proprio la mancanza di una visione religiosa della vita è la cosa fondamentale di molte nevrosi.

Comunque tornando al tema principale della religiosità nel bambino bisogna dire che ” innanzitutto vi è il problema della genesi del sentimento religioso” proposto da Freud e ripreso originalmente da uno dei più importanti studiosi di ” psicologia religiosa infantile ” Pierre Bovet.  Questi sottolineando l’importanza della sublimazione sessuale nella genesi di detta religiosità ,essendo quest’ultima null’altro che l’affettività originariamente depositata sui genitori,  afferma che il sentimento religioso, prima diretto verso la madre e il padre, si dirige poi verso Dio. E questo non è vero ! E’ esatta l’affermazione che Dio diviene l’essere a cui appartengono quelle qualità che prima appartenevano ai genitori, ma non deve essere estesa con l’affermazione che perciò verso Dio sono dirette anche quelle cariche affettive prima rivolte ai genitori. Anzi, si ha l’impressione che le credenze del fanciullo siano puramente intellettuali o, perlomeno, che poca, pochissima sia l’affettività che esse presuppongono; si potrebbe dire che Dio è più un concetto che una persona amata.

All’Università di Padova, da parte del professor Renzo Vianello, furono fatte ricerche mirate a dimostrare quanto suddetto, come riportato dalla rivista “Psicologia Contemporanea” n.3 Maggio 74. L’autore, per la sua ricerca, usa il metodo del colloquio clinico (Piaget 1926) con l’aggiunta di storie da completare in cui i protagonisti avevano bisogno d’aiuto per non morire; al fine di verificare con quanta frequenza ed eventualmente in che modo al bambino è spontaneamente presente il soprannaturale. Naturalmente lo sperimentatore non ha mai fatto il nome di Dio. I soggetti della ricerca erano 209 bambini dai 7 agl’11 anni.

Alla conclusione che Dio è più un concetto intellettivo che un’oggetto d’amore affettivo, l’autore giunge attraverso la verifica di 4 stadi di evoluzione del concetto di Dio dove il progressivo e graduale passaggio da Uomo a Spirito parte si da un’immagine affettiva paterna ma per approdare poi a un concetto intellettuale. Infatti il 100% dei bambini fino a 5/6 anni lo vede come un” Dio-uomo” onniscente e onnipotente, ma a questa età la stessa cosa è attribuita anche ai genitori.  Intorno ai 6/7 anni passa a “Dio-molto grande”.  “Si ha l’impressione, afferma l’autore, che il bambino in parte creda davvero, ma in parte desideri credere alle qualità del padre e che le sue affermazioni cerchino di sostenere una convinzione che sta per crollare definitivamente.  Per quanto riguarda l’onniscenza, l’onnipotenza e l’onnipresenza riferita a Dio, è da notare che queste qualità sono ammesse più che nel periodo precedente, ma non completamente. A 8/9 anni inizia a svilupparsi il “Dio onnipresente”. Tutti i bambini di questo periodo riconoscono che i genitori non sono né onniscenti né onnipotenti…”In questo periodo onniscenza e onnipotenza sono accettate ed è l’onnipresenza che crea confusione nel fanciullo. A 10/11 anni il bambino arriva all’idea di “Dio Spirito”. Ciò che caratterizza  questo periodo è il tentativo di capire questa nozione. Pe potela ssimilare il bambino supera la concezione di Dio come uomo o come immenso. Alcuni soggetti affermano allora che Dio è nelle anime, oppure in noi, oppure vicino a noi. Solo pochi fanciulli, tuttavia, giungono ad affermare in qualche modo che Dio è spirituale. La comprensione di Dio-Spirito è l’ultima.   (fine)

     

 

 

Il bambino e l’idea di Dioultima modifica: 2010-06-07T17:55:00+02:00da allan11
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