L’involuzione della Morale

Nietzsche aveva intuito che l’attacco decisivo al cristianesimo non poteva
essere portato sul piano della verità, ma su quello della morale cristiana,
che a suo parere, in quanto morale che reprime costituirebbe un grande
crimine contro la vita, la libertà, la gioia.

Ma gettato via il bambino, l’acqua sporca non ha tardato a coniugarsi con i
nuovi Dei della politica e da strumento di pace si è involuto in nuovo
strumento di guerra che, nella oramai totalmente libera lotta per il …
“predominio che dapprima si combatte per la prevalenza economica; poi si
contrasta accanitamente per il predominio sul potere politico, per valersi
delle sue forze e della sua influenza nella competizione economica; infine
si lotta tra gli stessi Stati” *…ecco che la morale divenuta oramai
moralismo è ben lontana dal saper tener distinte quelle categorie del
pensiero per cui era nata che, come esplicato nell’articolo precedente,
rispondevano a quei “criteri permanenti di giudizio” propri della
razionalità.

La lotta politica degli intellettuali è infatti segnata nel Novecento da una
discriminazione radicale dell’avversario secondo il valore: l’avversario non
è tale, razionalmente e reversibilmente, in momenti e su terreni pubblici
particolari. È ormai il Nemico personale e dell’umanità. I classici della
scienza politica, che distinguevano rigorosamente i due livelli, avevano
intravisto l’eventualità del loro collasso in uno solo:  il nemico assoluto.
L’estremo pericolo, avvertivano, risiede nella ineluttabilità di un obbligo
morale al conflitto; è la versione moralistica della lotta politica che
prolunga il conflitto fino all’annientamento. Perisca pure il mondo.

Gli uomini che adoperano simili mezzi contro altri uomini devono bollare la
parte avversa come criminale e disumana. La lotta tra valore e disvalore ha
una sua devastatrice consequenzialità: l’inimicizia assoluta obbliga a
creare criminalizzazioni e svalorizzazioni sempre nuove, fino
all’annientamento di ogni vita politica indegna di esistere (Carl Schmitt).
La tradizione giuridica, politica, pastorale della Chiesa è stata nei secoli
l’antagonista (ed anche il bersaglio diretto, e criminalizzato)
dell’inimicizia
assoluta praticata dell’intellighenzia. La potestà di giurisdizione della
Chiesa
si regola distinguendo tra materie che riguardano il foro esterno e quelle
pertinenti il foro interno. La giurisdizione di foro esterno si esercita in
pubblico e si riferisce al bene comune; l’altra guarda immediatamente e
direttamente il bene della singola anima; si esercita nel segreto e ha
effetto nella coscienza. Si tratta un paradigma giuridico, in effetti
antropologico e teologico-politico, alto e complesso. Si osserverà che
questo ordine suppone l’autorità del confessore sulla persona privata, oltre
ad una potestà della chiesa nella sfera civile. Ma i limiti dell’efficacia
erga omnes delle decisioni della Chiesa in società pluralistiche, non ne
invalidano i principi e i criteri permanenti di giudizio; essi restano,
anzi, esemplari.

Solo il moralismo militante, nuovo potere politico della modernità, può
pensare di impedire (se e quando serve) con l’arma del quarto potere
l’esercizio della razionalità cattolica. Nello spazio pubblico contemporaneo
le richieste alla Chiesa di intervenire con condanne contro qualcuno non
solo sono partigiane (l’opinione pubblica attiva è sempre “partito”), ma
intendono trascinare la Chiesa ad un giudizio pubblico per obiettivi
estranei al senso della sua giurisdizione. Si tenta di imporle un metodo, se
di metodo si può parlare, per definizione affrettato e liquidatorio, poiché
precede l’accertamento di fatti e delle responsabilità: la ghigliottina
politica, contro l’equità e la prudenza secolare che canonisti e teologi,
tribunali e confessori, hanno praticato e praticano nel foro esterno come
nel foro interno. Si tenta, dunque, di trasformare la Chiesa in uno
strumento della mobilitazione dell’intellighenzia ed anzi in una parte                                                                                         dell’intellighenzia stessa                                                                                                                   

Questo arruolamento nella macchina dell’opinione pubblica è il
peggio che possa accadere alle persone e all’istituzione ecclesiastica.

Ma è da credere che non accadrà **

* Papa Pio XI°
Enciclica “Quadrigesimo anno” 1931
** Pietro De Marco

L’involuzione della Moraleultima modifica: 2010-06-03T12:40:19+02:00da allan11
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