La gabbia del linguaggio

Riflettendo sulla mia esperienza, mi trovai d’accordo con l’eminente
filosofo di Cambridge dottor C.D.Broad, che “faremmo bene a considerare,
molto più seriamente di quanto finora siamo stati indotti a fare, il tipo di
teoria che BERGSON espose relativamente alla memoria e alla percezione dei
sensi.   “L’ipotesi è che la funzione del cervello e del sistema nervoso e
degli organi dei sensi sia principalmente ELIMINATIVA e non produttiva
Chiunque è capace in ogni momento di ricordare tutto ciò che gli è accaduto
e di percepire tutto ciò che accade dovunque nell’universo,
La funzione del cervello e del sistema nervoso è di proteggersi contro il
pericolo di essere sopraffatti e confusi da questa massa di conoscenze in
gran parte inutile e irrilevante, cacciando via la maggior parte di ciò che
altrimenti percepiremmo e ricorderemmo in ogni momento, e lasciando solo
quella piccolissima e particolare selezione che ha probabilità di essere
utile in pratica”

Secondo questa teoria, ciascuno di noi è potenzialmente l’INTELLETTO IN
GENERE.  Ma, in quanto animali, è nostro compito sopravvivere ad ogni costo.
Per rendere possibile la sopravvivenza biologica, l’Intelletto in Genere
deve essere filtrato attraverso la valvola riducente del cervello e del
sistema nervoso.  Ciò che vien fuori dall’altro capo è il misero rigagnolo
della specie di coscienza che ci aiuterà a vivere sulla superficie di questo
particolare pianeta.  Per formulare ed esprimere il contenuto di questa
ridotta consapevolezza, l’uomo ha inventato ed elaborato all’infinito quei
sistemi di simboli ed implicite filosofie che chiamiamo lingue.
Ogni individuo è il beneficiario e la vittima della tradizione linguistica
nella quale è nato; il beneficiario in quanto il linguaggio gli dà accesso
ai ricordi accumulati dall’esperienza degl’altri; la vittima in quanto lo
conferma nella convinzione che la RIDOTTA CONSAPEVOLEZZA sia la SOLA
consapevolezza e perchè stuzzica il suo senso della realtà, in modo che egli
è fin troppo pronto a prendere i suoi concetti per dati, le sue parole come
cose vere.  Quello che nel linguaggio religioso è chiamato “questo mondo” è
l’universo della ridotta consapevolezza e, per così dire, pietrificato nel
linguaggio.

Aldous Huxley
“Le porte della percezione”
Ed. Mondadori p.22-24

La gabbia del linguaggioultima modifica: 2010-06-07T13:27:01+02:00da allan11
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