Ai bordi del linguaggio

“Se per la densità, la tortuosità, la sinuosità, l’ineffabilità del nostro
sentimento trovassimo la parola giusta, questa lo racchiuderebbe come una
lapide sigilla  una tomba.  E’ infatti nella natura del sentimento non
lasciarsi esaurire dalle parole che lo nominano e, grazie all’insufficienza
espressiva delle parole, il sentimento può lasciar trasparire quello che è
suo proprio: l’inesprimibile.

Il sentimento, infatti, vive proprio nel non riuscire mai a dirsi
completamente, esattamente come la parola poetica che non nomina mai
 “questo” o “quello”, se non per alludere a un’eccedenza di senso a cui
nessuna parola propriamente corrisponde.

Per questo ogni parola dettata dal sentimento è orlata dal silenzio, dove
risuona tutto il senso che la parola enunciata non riesce a dire.  Ma chi
vive il silenzio come una riserva di senso? Chi va alla ricerca del  suo
risuonare? Chi si pone sulla soglia del non-detto, che non è il taciuto, ma
ciò che nessuna parola riesce propriamente a dire? Nessuno. Perché la nostra
cultura, che è una cultura dell’inflazione delle parole, ama l’esplicitazione
totale, l’enunciazione chiara, la significazione definita e, temendo tutto
ciò che sfugge al controllo, guarda con sospetto ciò che si sottrae alla
verbalizzazione, come per esempio l’insondabilità del silenzio, l’impenetrabilità
del segreto, e in generale tutti quei recessi dove la profondità del senso
non si espone, non si esplicita, ma si custodisce.

L’insufficienza del linguaggio non è semplice povertà linguistica, ma segno
che l’orizzonte del sentimento è molto più ampio dell’orizzonte della
parola. E proprio là dove la parola manca, siamo nella prossimità di un
evento sentimentale non ancora usurato dal linguaggio o non ancora raggiunto
nella sua abissalità.

Ma chi ama gli abissi del sentimento che non si lasciano esprimere nei modi
di dire?  Chi, senza terrore, sa porsi in ascolto di ciò che non giunge alla
parola e, proprio perché non si lascia codificare dal linguaggio abituale, è
l’assolutamente nuovo che turba la quiete?

Noi, che diciamo di amare le novità, in realtà ci teniamo assolutamente
lontani dall’insolito, dall’inusuale, dall’imprevisto, che  sono i tratti
con cui il nuovo si annuncia e, nel suo annunciarsi, inquieta. E allora
bisogna essere forti per abitare  i bordi del linguaggio, le sue
insufficienze, le sue inesprimibilità che sono costitutive del sentimento,
come ci ricorda Platone là dove scrive: – Gli amanti che passano la vita
insieme non sanno dire che cosa vogliono l’uno dall’altro. Non si può certo
credere che solo per il commercio dei piaceri carnali essi provano una
passione così ardente ad essere insieme. E’ allora evidente che l’anima di
ciascuno vuole altra cosa che non è capace di dire, e perciò la esprime con
vaghi presagi , come divinando da un fondo enigmatico e buio.- “

 (Umberto Galimberti)

Ai bordi del linguaggioultima modifica: 2010-06-03T16:07:12+02:00da allan11
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