Psicoanalisi…

Freud, con la sua nota affermazione che “…abbiamo bisogno degl’altri”,
nonchè con il Transfert, vero e proprio perno della psicoanalisi, dimostra
l’indubbio primato della RELAZIONE nella vita dell’uomo

Tale “relazionalita”, “intersoggettività”, non è tanto da ascriversi a un
bisogno o ad un desiderio ma è parte STRUTTURANTE di fondo dell’essere umano
stesso.
Non c’è possibilità di scelta.
E’ così e basta, come il mangiare, fermo restando , ovviamente, la
possibilità dell’Anoressia, restando sulla metafora, ma qui siamo nel
patologico conclamato e inconfutabile stante il risultato invariabilmente
mortale, checchè si neghi l’esistenza della pazzia.

RELAZIONALITA’, si diceva, innanzitutto, quindi :

A) CON SE STESSI; …che l’esempio or ora descritto dell’Anoressia calza a
pennello e ne dimostra il negativo di una “relazione” psiche-corpo
disastrosa.
L’uomo nello stesso tempo è corpo e ha un corpo: questa duplice qualità
fonda le sue relazioni (peculiari rispetto agli animali) con il mondo e la
storia: il fatto di “essere” corpo pone l’uomo in relazione di immanenza con
il mondo, così che l’uomo non può pensare né agire senza dipendere dal suo
corpo e dalla materia; il fatto di “avere” un corpo pone l’uomo in relazione
di trascendenza con il mondo, così che l’uomo non si esaurisce semplicemente
nella sua corporeità e in una serie di rapporti materiali, ma mantiene la
coscienza e la libertà che ne regolano l’agire.  E’ attraverso il suo corpo
che l’uomo entra in relazione con gli altri uomini e con la natura.
L’integrazione della corporeità nella definizione di “persona umana”,
conduce coerentemente ad ammettere che la persona è essenzialmente
relazionata al “mondo”, nella sua duplice eccezione di “società” e di
“natura”.  Il discorso sulla corporeità è perciò, in ultima analisi, il
fondamento di quanto ora diremo circa i rapporti interumani e i rapporti con
la natura.

Quindi, dal primo tipo di “relazionalità” passiamo al secondo:

B) L’UOMO IN RELAZIONE CON GLI ALTRI UOMINI:
Lévinas ben sintetizza: “l’apertura al Tu è costitutiva dell’Io” ; la
persona umana, cioè, non può realizzarsi che nell’alterità, nel darsi
agl’altri e nel ricevere dagli altri.
La soggettività umana è essenzialmente intersoggettività.
Nell’incontro con gli altri uomini, l’uomo si trova di fronte ad un “tu”
personale come lui, di cui non può disporre come dispone delle cose.
La realtà del “tu” è situata oltre i rapporti di utilità o di mezzo per
l’auto-realizzazione dell'”io”
L’alterità del “tu”, non è di subordinazione ma di comunione:  L’altro, con
la sua dignità di persona, pone un divieto alla libertà dell'”io”: un no che
può essere superato solo con il “si” della accettazione dell’altro come
valore intangibile, non a motivo di sue particolari qualità ma semplicemente
della sua dignità di persona.  Il rapporto con l’altro domanda, in una
parola, “rispetto” : il contrario del rispetto è la “strumentalizzazione”.
L’apertura di ogni uomo agl’altri non si esaurisce, però, nei rapporti
interpersonali: ogni persona appartiene alla comunità UMANA.  Questa
appartenenza si manifesta in un’esperienza che nello svolgimento dei secoli
è diventata sempre più cosciente e che, al tempo nostro, ha assunto notevole
importanza: l’esperienza di comunione di coscienza, pensiero e libertà, di
convinzione e, soprattutto, di comune destino di tutta l’umanità del mondo.
Un’esperienza tanto radicale nell’essere umano che ripetuti terribili
conflitti e guerre lungo il corso della storia non l’hanno potuto
distruggere.  Oggi, tale esperienza è espressa col termine solidarietà
designante la RADICE ONTOLOGICA della comunità umana, ossia il vincolo
ontologico che unisce ogni uomo con tutta l’umanità.  Si tratta, pertanto,
di una dimensione fondamentale dell’essere umano, dalla quale scaturisce
l’impegno a tutti comune di collaborare al bene della comunità umana e al
progresso delle sue strutture.
La comunità umana non è una persona collettiva sopraindividuale: se così
fosse, ogni persona perderebbe la sua specificità (coscienza e libertà) per
assommarla in una “superpersona” e sacrificarla ad essa; il fondamento di
ogni comunità adeguata alla dignità umana resta l’essere personale
dell’uomo; il “collettivismo” non è conforme alla dignità della persona
umana.
D’altra parte però la comunità umana non è neanche semplicemente la somma
numerica delle persone che la compongono, ma “una realtà qualitativamente
nuova” in rapporto ad essa, perché nella comunità le persone sono unite
proprio come persone, ossia come comunità di coscienza e di libertà, e non
per un legame che sia esterno a esse.
In conclusione di questo punto, quindi, possiamo dire che il senso non
riposa semplicemente in se stessi, non è solo auto-realizzazione, ma riposa
negl’altri, è etero-realizzazione.
Questa non va’ però intesa nel senso del Potere, che di Giulio Cesare o
Napoleone ricordiamo a malapena il nome e svogliatamente le gesta, ma nel
senso di “servizio”, che di Dante e Shakespeare siam ancora allievi e lo
sarem durevolmente.

Vi è poi un terzo tipo di “relazionalità”:

C) L’UOMO IN RELAZIONE CON LA NATURA
La relazione dell’uomo alla natura è già implicata nella relazione con se
stesso e con gli altri uomini: il rapporto con se stesso e con gli altri è
infatti mediato dalla corporeità, che fa parte a pieno titolo della natura.
L’uomo, in ogni momento vive l’esperienza della sua dipendenza dal mondo.
“Egli porta all’interno del suo stesso corpo la presenza della natura con i
suoi processi fisico-chimici, cosicché la natura si mostra costitutiva
dell’uomo: ma non solo nelle necessità biologiche l’uomo dipende dal mondo,
bensì anche nelle attività più elevate, come i concetti, il pensiero, le
immagini, il linguaggio, le sensazioni.  Non c’è atto umano che non sia
condizionato dalla natura
Nello stesso tempo l’uomo vive l’esperienza della sua alterità o
trascendenza rispetto al mondo.
L’uomo conosce la realtà del mondo e la propria realtà, mentre il mondo non
conosce  ne’ se stesso ne’ l’uomo: un fatto tanto semplice quanto enorme ci
mostra  chiaramente come la distanza  tra l’uno e l’altro non sia
quantificabile, non sopporti nessuna misura quantitativa, sia
incommensurabile.
La radice sta nella coscienza: l’uomo è cosciente di se stesso, il mondo no.
Questo fonda la libertà dell’uomo di fronte al mondo: il mondo è sottoposto
ad un divenire che non può controllare, mentre l’uomo può trasformare il
corso del mondo secondo progetti pensati liberamente.
Il rapporto bivalente, dipendenza-trascendenza, fra uomo e mondo è mediato
da diverse realtà: in primo luogo il lavoro, ossia la trasformazione della
natura per la produzione di beni necessari alla sopravvivenza dell’uomo; in
secondo luogo la sperimentazione, che soddisfa il desiderio umano di
“sapere” e, di conseguenza, guida le azioni dell’uomo, è la base del
progresso; in terzo luogo l’arte, il linguaggio, la cultura, che sono
attività in cui l’uomo, attraverso la natura, esprime la propria
interiorità.  In tutte queste forme di di rapporto uomo-natura, l’uomo non
fa altro che “umanizzare” il mondo e umanizzare se stesso che, quanto più
l’uomo diventa signore della natura, tanto più rilievo acquista il perchè
ultimo della sua azione e della sua esistenza nel mondo.

Vi è infine un quarto livello di “relazionalità”
Quello dell’uomo con Dio
Beh, si, anche perchè vi avevo detto una bugia.
Tutto quanto riportato qui sopra non è tratto da nessun testo di
psicoanalisi, sebbene vedete bene che ne potrebbe far benissimo parte, ma
dalle dispense del mio prossimo esame di “Ecclesiologia”
Vi ho risparmiato inoltre tutti i vari collegamenti di quanto sopra con la
realtà della Chiesa e di Cristo quindi vi risparmio quest’ultimo punto D),
quello dell’uomo con Dio, tanto non vi interesserà sicuramente.
Vi accenno solo che assomiglia molto a quello del paziente con il suo
analista.
Ma non è niente di strano.  Non è forse quell’immagine del Divino che
proiettiamo su di lui ?
Comico però come il buon Freud pretendesse di aver risolto tutti gli enigmi,
fermo restando poi l’assoluta necessità di essere LUI il MISTERO, con la
scusa di essere quello “schermo bianco” necessario.
Si vede che quella di sfiorare sempre la verità pare fosse proprio il suo
perenne destino !!

 

Psicoanalisi…ultima modifica: 2010-06-05T01:10:23+02:00da allan11
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