Ondaaaa su ondaaaa…

C’è una crisi economica in atto che, nella peggiore delle ipotesi si
risolverà nel giro di qualche anno.
Ma tutto questo è irrisorio stante l’ALTRA crisi, ben più profonda e
radicale che serviranno generazioni per venirne a capo, ed è quella che, ben
occultata dal benessere economico, traspare nella DECADENZA del tutto, Uomo
in primis.

Pare strano che persone, seppur non stupide, riescano solo a partorire
“abortini” di realtà quale che l’attuale degrado sociale sia causato dalla
televisione, quella di Berlusconi, ovviamente, stante il mistero della sua
generalizzazione all’intero pianeta che, parrebbe quindi, la forza di
rincretinimento dell’ideologia batterle tutte.

Una sofisticata analisi della genesi di detta “decadenza” la si può trovare
in un libro di Nikolaj Berdjaev definito “Impressionante” dal critico
dell’Espresso, poichè… “Queste riflessioni pubblicate per la prima volta
nel 1923 sembrano scritte ieri, dense come sono di quell’impasto di
rifulgente ossessione per la modernità e senso della fine che fa il nostro
pane quotidiano”

“L’avvenire è cupo. Non possiamo più credere alle teorie del progresso che
hanno sedotto il XIX secolo, in virtù delle quali il futuro prossimo
dovrebbe sempre essere migliore, più bello, più gradevole del passato che se
ne va
[…]
La modernità che sta giungendo alla propria fine, venne concepita all’epoca
del Rinascimento.
Noi oggi stiamo assistendo alla fine del Rinascimento.
[…]
L’umanesimo non ha rafforzato l’uomo, lo ha debilitato.  Questa è la
paradossale conclusione della storia moderna.  Attraverso la propria
autoaffermazione, l’uomo si è perduto invece di trovarsi.  L’uomo moderno è
entrato nella modernità pieno di fiducia in se stesso e nella propria forza
creativa: tutto, all’alba di questa epoca, gli sembrava dipendere dalla
propria arte, alla quale non vedeva né limiti né frontiere.  Ora ne esce,
per entrare in un’epoca inesplorata, prostrato nelle sue energie e con la
fede a pezzi – la fede che nutriva nelle proprie forze e nella potenza della
propria arte -, minacciato dal pericolo di perdere per sempre il nucleo
della propria personalità.”

Proseguendo poi per sommi capi, dal Rinascimento in cui l’Uomo era ancora
pieno di quello spirito che gli proveniva dal Medioevo, arriviamo via via
sempre più “in riserva” all’epoca della Riforma e di quell’Illuminismo che è
stato più volte argomento di altri  miei post e che qui si amalgama alla
perfezione con quanto esprime questo autore:

“La rivolta e la protesta, inerenti alla Riforma, hanno generato
quell’evoluzione della storia moderna che si è conclusa con i “lumi” del
XVIII secolo, con il razionalismo, con la rivoluzione, fino ai suoi effetti
estremi: il positivismo, il socialismo e l’anarchismo.
I “lumi” non sono che un pallido riflesso del Rinascimento, un’ultima forma
dell’autoaffermazione umanista.  Ma non vi è più, in essi, lo spirito
creativo: il Rinascimento si è inaridito.
[…]
I “lumi” sono il castigo temporale del Rinascimento, il prezzo da pagare per
i peccati dell’orgoglio umanista, di questa autoaffermazione che ha tradito
le forme divine dell’uomo
[…]
Il Rinascimento ha esaurito le proprie forze creative, dando origine a un
VIOLENTO movimento storico nel quale non vi sarà più posto per una creazione
possente.  La rivoluzione francese, il positivismo e il socialismo del XIX
secolo sono le conseguenze dell’umanesimo rinascimentale e, al tempo stesso,
i sintomi dell’inaridimento del suo potere creativo
[…]
Due uomini, che dominano il pensiero dei tempi nuovi, Friederich Nietzsche e
Karl Marx, hanno rappresentato con geniale intensità, queste due forme
dell’autonegazione e dell’autodistruzione dell’umanesimo.  In Nietzsche
l’umanesimo rinuncia a se stesso e si distrugge nella sua forma
INDIVIDUALISTA; in Marx nella sua forma COLLETTIVISTA.  L’individualismo
ASTRATTO e il collettivismo ASTRATTO sono prodotti da una medesima causa, la
separazione dell’uomo dalle basi divine dell’esistenza, la sua scissione dal
CONCRETO
[…]
La morale di Nietzsche non ammette il valore della personalità umana; essa
rompe con l’umano, PREDICA LA DUREZZA NEI CONFRONTI DELL’UOMO, , in nome dei
suoi fini sovraumani, in nome di ciò che è futuro e lontano, in nome del
sublime.
L’individualismo superomistico sostituisce in Nietzsche il Dio perduto.
[…]
La morale di Marx non ammette il valore della personalità umana; anche lui
rompe con l’umano e PREDICA LA DUREZZA NEI CONFRONTI DELL’UOMO, in nome del
collettivismo, in nome dello stato futuro, dello stato socialista
La collettività sostituisce in Marx il Dio perduto.

Queste poche note giusto per rendervi partecipi dell’attualità delle
risposte di questo libro alla crisi umana della nostra epoca che, come si
diceva, è ben più profonda e di difficilissima soluzione di quella economica
che la occulta sovrastandola stante il materialismo ottuso dei molti.

http://snipurl.com/x3i2j

Ondaaaa su ondaaaa…ultima modifica: 2010-06-05T01:57:00+02:00da allan11
Reposta per primo quest’articolo