Diritto & Religione Cattolica

Ora, la questione della relazione tra società civile e società religiosa,
tra autorità civile ed autorità religiosa non si poneva nel mondo antico
precristiano.  Esso si caratterizzava per una visione unitaria e monista
dell’uomo e della società: non vi era distinzione tra cittadino e fedele,
tra comunità civile e comunità religiosa, anzi si riconosceva alla religione
una funzione fondativa della stessa società civile, come elemento di
coesione ed elevazione dei cittadini.
In tale contesto due erano le derive che la struttura sociale poteva
assumere:
LO STATO TEOCRATICO (come è ancora, attualmente, l’Islam) o ierocrazia in
cui prevale la componente religiosa su quella civile, come nel caso dei
paesi d’oriente.
Seconda possibile evoluzione era la CHIESA DI STATO in cui l’elemento
religioso è insito e connaturato nell’organizzazione politica e sociale
senza esserne l’elemento informatore, l’elemento civile predomina su quello
religioso come in quasi tutte le realtà precristiane delloccidente.
Solo con l’avvento del cristianesimo e con il famoso passo biblico Matteo
21,37 (“Date a Cesare quel che di Cesare, date a Dio quel che è di Dio”)
viene proposta e teorizzata la DUALITA’ del governo dell’umanità: intesa
come concorrente collaborazione di Chiesa e Stato nella regolazione del
fenomeno sociale.  Questa concezione fù alla base delle accuse mosse,
soprattutto in ambito romanio, ai cristiani che per primi ed unici tra i
popoli conquistati dall’Impero non accettavano di sottomettersi
all’imperatore non in quanto capo di governo ma in quanto Dio in terra.  Per
i cristiani l’uomo è contemporaneamente cittadino di DUE città: quella
terrena di cui deve seguire le leggi sino a che non sono moralmente illecite
e quella celeste di cui Dio è il re.
Da questa seppur sommaria ricostruzione si comprende come nella divisione
operata dal cristianesimo si trovi la fonte dell’attuale moderno pluralismo
libertario che connota tutte le moderne società civili.
I contrasti tra mondo romano e mondo cristiano perdurarono con alterne
recrudescenze sino alla definitiva scomparsa della controparte imperiale, da
ricordare appaiono:

L’editto di Milano 313 d.c. Costantino dichiara il cristianesimo “religio
licita”

I pontificati di Leone Magno (460 d.c.) e Gelasio I (500 d.c)….ribadiscono
che due sono le autorità del mondo, la sacra autorità dei vescovi e la
potestà regia e tra esse la prima ha un valore maggiore.

Cesaropapismo di Carlo Magno (815 d.c.)….l’imperatore si fà paladino della
fede

1075 – 1122 periodo delle lotte per le investiture Il papato e l’impero si
contendono il potere di nomina dei vescovi e degli uffici ecclesiastici in
quanto centri di potere non solo spirituale ma anche temporale. (…) Sono
coevi a tale periodo la riforma gregoriana e la nascita del movimento
monastico riformatore, cioè tutti elementi di purificazione della Chiesa e
di rivendica delle sue autonomiedall’impero.

La teoria curialista  Siamo nel 1300  e sotto il pontificato di Innocenzo
III e Bonifacio VII la Chiesa rivendica la sua preminente autorità anche in
campo morale.(…) Si forma la teoria delle due spade, l’autorità sugli
uomini è unica e viene da Dio con due spade l’una spirituale che il Papa
esercita direttamente e l’altra secolare che il Papa esercita con la
mediazione collaborativa dell’imperatore.

Ora, passando all’origine dello stato moderno conseguente alla
frammentazione del Sacro Romano Impero nato con Carlo Magno e che,
viceversa, sotto Federico Barbarossa e la vittoria dei comuni  ne segnò
l’inizio del declino, va rilevato che la nascita di detto stato moderno
inteso come ordinamento giuridico dotato di sovranità indipendente e
assoluta entrò subito in collisione con l’idea di Chiesa quale altro potere
concorrente sullo stesso territorio dello Stato.
Ad esacerbare il rapporto del Papato e della Chiesa con gli stati moderni si
inseriscono anche la riforma protestante e la formazione delle “Chiese di
stato” secondo il principio “cuius regio eius et religio” assolutamente
inconciliabile con il principio di libertà proprio dell’idea cristiana di
religione.
Tralasciando pace di Augusta !1555) e pace di Westfalia (1648) che segnano
le tappe dell’indipendenza dei principi feudali, veniamo allo “stato
assoluto” che rappresenta la forma di governo per eccellenza nell’occidente
del XVIII secolo dove si configura l’idea di un re che ha tutte le basi del
potere in mano e che gestisce la questione del fenomeno religioso sulla
scorta di un sistema di rapporti noto con il nome di “giurisdizionalismo”.
Esso tendeva a limitare al minimo l’intervento e l’influsso del papato nelle
singole realtà nazionali sino a costruire, a volte anche con il compiacente
aiuto di vescovi vere e proprie Chiese nazionali (vedi i casi Inglese e
Francese)

Tale movimento e le sue “nefaste” conseguenze per la Chiesa ebbero
conclusione con la rivoluzione francese.
Infatti di fronte all’affermarsi degli Stati moderni la Chiesa cattolica
reagì riaffermando la propria tradizionale CONCEZIONE DUALISTICA, nonchè
rielaborando la teorica dell “potestas directa” secondo il filtro della
scienza di Ballarmino e Suarez che ritrovarono nella UNICA derivazione
divina l’origine dell’autorità della Chiesa…mentre per tutto ciò che
riguarda unicamente la sfera temporale la Chiesa non può che cedere il passo
agli stati secolari.
La concezione così formulata introduceva come unica ECCEZIONE alla non
ingerenza della Chiesa negli affari degli stati i casi di questione di
MORALE, fede e religione.

Tralasciando per ragioni sistematiche e di spazio il successivo periodo
nascente dalla rivoluzione francese in cui principalmente la Chiesa si trova
a dover confrontarsi non tanto con lo Stato in quanto soggetto autoritario,
bensì quale portatore di ideologie filosofiche CONTRARIE al dettato biblico,
quali l’Illuminismo e il Radicalismo, passiamo a quella parte (jus
eclestiasticun internum) che contiene i principi prodotti della Chiesa in
epoca pre e post Concilio Vaticano II inerente al combattuto rapporto tra
Chiesa e Stato
“Gaudium et Spes” e “Dignitatis Humanae” le fonti previlegiate del nostro
discorso.
La Chiesa riconosce la necessità di aprire un proficuo confronto con la
cultura e con il mondo, che è pur sempre fatto da Dio e dove egli si
manifesta, e quindi la necessità di riallacciare profondi legami con “gli
uomini e le donne di buona volontà” soprattutto nell’impegno comune per la
pace, la giustizia, le libertà fondamentali, la scienza.
Riassumendo schematicamente i termini dell’insegnamento conciliare in
parole, si possono indicare cinque principi fondativi del corretto rapporto
tra fenomeno religioso e ordinamento secolare

1° Autonomia e laicità
2° Libertas Ecclesiae
3° Libertà religiosa
4° Rinuncia ai previlegi ex parte Ecclesiae
5° Reciprocità e collaborazione

Sorvolo sull’intuitiva spiegazione dei singoli punti solo per sottolineare
come resti valido, sulle questioni MORALI il DIRITTO della Chiesa di
esprimersi che “collaborazione” non significa “esclusione”

Diritto & Religione Cattolicaultima modifica: 2010-06-06T01:25:47+02:00da allan11
Reposta per primo quest’articolo