Il Simbolo, oltre i limiti del linguaggio

I limiti del linguaggio sono esperibili fenomenologicamente in ciò che è
“prelinguistico”, “paralinguistico”, “ultralinguistico”, dove è già evidente
che questi territori limitrofi si definiscono in base alla loro aspirazione
a diventare linguaggio.  E’ l’aspirazione  della LINGUISTICITA’, cioè della
virtualità del non ancora detto che attende di compiersi nell’evento
linguistico, ma che è destinato a scontrarsi nei limiti di quest’ultimo.

Anche perchè, rispetto alla verità infinita delle forme del linguaggio,
l’enunciato non è che UNA di queste forme, e per di più DERIVATA e
SECONDARIA.  Lo sa bene Aristotele che distingue tra logos semantico e logos
apofantico.  Tutti i discorsi sono semantici, cioè significano; ma non tutti
sono apofantici, non tutti rispondono all’alternativa vero-falso.
Ad esempio la preghiera non è un discorso apofantico

Infine non va neppure dimenticata quell’altra gigantesca sciocchezza che è
propria di Gianni Vattimo, di travisare, tradendo-traducendo
l’heideggeriano”l’essere, che può essere compreso, è linguaggio” con
“l’essere che può essere compreso è linguaggio”, dove, l’eliminazione
arbitraria delle due virgole altera completamente il significato del
discorso e apre la strada al nichilismo e al “debolismo”.
Viceversa essere e linguaggio non vanno identificati, così che solo
“l’essere, NEI LIMITI IN CUI può essere compreso, è linguaggio”.

Ecco quindi che è spiegata la superiorità del Simbolo e del linguaggio
simbolico che risponde sia ai problemi di “linguisticità”, ignora il logos
apofantico e supera le “delimitazioni” del linguaggio stesso verso l’essere
nel suo toccare contemporaneamente la trascendenza che va “oltre” al segno e
l’immanenza del qui ed ora.

Speriamo che questo serva a non dover più ascoltare le solite idiozie su
sacro, sacra-menti e dogmi.

Il Simbolo, oltre i limiti del linguaggioultima modifica: 2010-06-06T12:48:46+02:00da allan11
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