L’Ermeneutica non è nichilismo !!

“E sarà bene nel futuro distinguere questi due termini, sia per rendere
pienamente giustizia al contributo di Vattimo, sia per riportare il
dibattito sull’ermeneutica in Italia alla dignità di una discussione
filosofica.  L’ermeneutica non può continuare ad essere accusata di quello
che non ha mai detto.  Una chiarezza in tal senso avrà risvolti positivi
anche per quel confronto che altrove, soprattutto in America, è già in atto
tra filosofia continentale e filosofia analitica.
   Per quanti sforzi si facciano, è impossibile trovare negli scritti di
Gadamer la parola “nichilismo” ( e nelle due o tre ricorrenze ha
un’eccezione negativa )  Ma quel che più importa è che una “ontologia
ermeneutica” costituisce una sorta di  CONTRADICTIO IN ADJECTO dal momento
che l’ermeneutica prende congedo dall’ontologia intesa come il LOGOS che
vuol dire ciò che l’essere è.  Perciò non c’è più quella preoccupazione per
l’essere, né un pensiero per quella VERWINDUNG che Vattimo eredita da
Heidegger.  In questa assenza dell’essere, e della preoccupazione per
l’essere, l’ermeneutica di Gadamer appare vicina alla decostruzione di
Derrida.  Se non si parla dell’essere, tanto meno si parla del nulla.  Il
percorso dell’ermeneutica filosofica è esattamente opposto a quello del
nichilismo e di ogni meontologia: il “mè òn” viene letto seguendo Platone
come “ouk ésti”.  Dall’abisso del nulla il non-essere viene recuperato come
essere-altro, ed il passaggio che si compie  è dunque quello DALL’ESSERE
ALL’ALTERITA’.  La mancanza di ogni accento tragico nell’ermeneutica è
un’ulteriore conferma di ciò.  Qui Vattimo avverte il dileguarsi della
drammaticità che segna l’ontologia heideggeriana in una visione troppo
“irenica” della storia e del linguaggio.  Ma l’ermeneutica si lascia alle
spalle la negatività di un limite che è nulla e silenzio, perchè si rivolge
all’oltre dell’altro.  E’ insieme nella consapevolezza del limite  e
nell’istanza dell’oltre che si può scorgere la “attitudine religiosa”
dell’ermeneutica che Gadamer ha sempre compendiato con le note parole di
Kierkegaard: ” su ciò che di edificante vi è nel pensare di aver sempre
torto di fronte a Dio”
   Quel che accomuna senza dubbio il pensiero debole all’ermeneutica
filosofica è la rinuncia ad una FONDAZIONE ULTIMA in filosofia.  Ma il modo
in cui questa rinuncia è elaborata mostra di nuovo una differenza evidente
che ha un nome : NIETZSCHE.  Mentre opera una separazione dell’ermeneutica
dalla fenomenologia, Vattimo concede un grande spazio alla filosofia
nietzschiana dell’interpretazione.  Così molti in Italia a proposito
dell’ermeneutica parlano di “filosofia dell’interpretazione”.  Ma
L’ERMENEUTICA NON E’ UNA FILOSOFIA DELL’INTERPRETAZIONE.  Non si è mai
intesa in tal modo.  E’ questo, forse, il fraintendimento più grave che pesa
sulla ricezione italiana dell’ermeneutica.  La questione che Gadamer pone è
quella del VERSTEHEN, del “comprendere” – non dell’interpretare.
E comprendere non è interpretare; piuttosto l’interpretare è un caso-limite
del comprendere (quando c’è “rottura” nell’intesa. ndr)
Nella sostituzione dell’interpretare al comprendere va scorto l’influsso di
Nietzsche (conseguente, per Vattimo e a quelli come lui,  alla necessità del
rinnovamento del marxismo alla fine degl’anni settanta con l’introduzione,
sulla scia della Scuola di Francoforte, di Nietzsche, appunto, e Heidegger.
ndr)
   Tanto Gadamer è vicino a Platone e a Hegel, altrettanto è distante da
Nietzsche ( che per molti versi considera solo la brutta copia di Callicle
ndr ).  Come si può chiarire questa distanza ?
Non si tratta certo di un’avversione, bensì di una motivazione filosofica.
Gadamer vede nel radicalismo ermeneutico di Nietzsche l’altra faccia della
metafisica cartesiana, perchè la verità che non c’è, che non c’è più, è
sempre ancora la verità assoluta del FUNDAMENTUM INCONCUSSUM.  Misurato
all’assoluto di questa verità, tutto il resto apparirà null’altro che
interpretazione, si relativizzerà in una prospettiva.  Stà qui la complicità
tra metafisica e nichilismo che l’ermeneutica non può accettare.  Così come
non accetta la rassegnazione che prende l’assenza di valori assoluti e di
punti fermi come un segno della nostra epoca.  Vedere nella mancanza di una
verità che abbia un fondamento ultimo il venir meno di ogni sostegno è
semmai indice di superbia intellettuale, un’altra forma di volontà di
potenza.
   Se mette in gioco la metafisica e smentisce le pretese della scienza, che
dimentica di essere radicata nella finitezza, non per questo l’ermeneutica
si espone alla vertigine di un prospettivismo in cui tutto è indifferente.
L’ERMENEUTICA FILOSOFICA NON ABDICA ALLA VERITA’.  E non rinuncia ad un
sostegno.  Questo sostegno non è l’altro, nella sua in apprpropriabile
alterità, ma è L’ESSERE CON L’ALTRO. E’ questo l’incondizionato della verità
ermeneutica: il punto d’incontro che dischiude ogni volta l’infinito del
dialogo.”

Donatella Di Cesare. op.cit.
pagine conclusive 281-83.

L’Ermeneutica non è nichilismo !!ultima modifica: 2010-06-06T12:46:32+02:00da allan11
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