Il ’68 di P.P.Pasolini

Nell’ottica pasoliniana il movimento del ’68 non rappresentava affatto un
“contropotere” bensì un momento di attuazione del “Nuovo Potere”,
economico-politico-mediatico, che si andava costruendo.

Quel nuovo potere richiedeva la dissoluzione dei valori tradizionali onde
poter attuare la mercificazione integrale dell’esistenza.  Il ’68 era
funzionale a ciò.  L’esito è una gioventù che, rinnegando il passato,
ritornava a una sorta di rozzezza primitiva, palese anche nell’aspetto
esteriore.

Il Pasolini che per primo aveva colto la degradazione morale della società
consumistica, demitizzava, al contempo, la presunzione sessantottina.

“Il nuovo potere consumistico e permissivo si è valso proprio delle nostre
conquiste mentali di laici, di illuministi, di razionalisti, per costruire
la propria impalcatura di falso laicismo, di falso illuminismo, di falsa
razionalità.  Tale nuovo potere ha portato al limite massimo la sua unica
possibile sacralità: la sacralità del consumo come rito, e, naturalmente,
della merce come feticcio.
In questo contesto i nostri vecchi argomenti di laici illuministi,
razionalisti, non solo sono spuntati e inutili, ma, anzi, fanno il gioco del
potere.
Dire che la vita non è sacra, e che il sentimento è stupido, è fare
un’immenso favore ai produttori”.

(Scritti corsari, Garzanti)

Il ’68 di P.P.Pasoliniultima modifica: 2010-06-06T13:14:54+02:00da allan11
Reposta per primo quest’articolo