La filosofia delle Colf

Schopenhauer scriveva :
“Colui che addirittura vuol essere un filosofo deve saper unire nella sua
testa gli estremi più lontani del sapere umano, (…) spiriti di prim’ordine
non saranno mai scienziati specializzati. (…) Il nome di genio, infatti,
può meritarlo soltanto colui che abbia scelto, come tema per le sue opere,
la totalità e la grandezza, l’essenza e l’universalità delle cose, non già
colui che per tutta la vita si affatica a stabilire un qualche nesso
specifico delle cose fra loro”.

E’ la stessa situazione prodotta da una parte della filosofia contemporanea
che non intende essere più ricerca della verità ma ricerca del consenso e
del successo.  La filosofia è diventata una branca del potere culturale o,
messa in termini più impegnativi, la filosofia, essendosi asservita al
proprio tempo, si è messa a disposizione di ciò che il proprio tempo
significa, cioè anche successo e consenso, entrambi obiettivi degnissimi ma
che con la ricerca della verità non hanno a che vedere un fico secco.

Per farla breve, la filosofia ambisce a un posto di lavoro e in questo caso
ha pensato di proporsi come donna delle pulizie offrendo il suo rigore
metodologico e la sua logica come strumenti in grado di mettere ordine tra i
risultati raggiunti vuoi dall’intelligenza artificiale vuoi dai processi
cognitivi vuoi dalle neuroscienze vuoi dalla biologia vuoi dalla medicina,
eccetera.
Seppur umile servizio questo è fornito però con tutta la vanità e la
spocchia di chi fu gran signora.
Detta filosofia contemporanea, infatti, esercita la sua vanità componendo
volumi in gran parte incomprensibili o palesemente assurdi , chi non ricorda
infatti lo scandalo di Sokal
http://www.garzantilibri.it/default.php?page=visu_libro&CPID=842   ,
…ma di cui si assicura però il successo facendo in modo che, tramite
adeguato meccanismo pubblicitario, il pubblico che si potrebbe intendere
minchionato, abbia invece la reazione opposta e che quindi si senta
compiaciuto dell’esser riuscito a leggere qualcosa che, sebbene non
chiarissima, suona grandiosa alle labbra che osano ripeterne i contenuti.,
nell’ambizione narcisistica oramai generalizzata di essere tutti
intellettuali.

Tutto questo lascia così spazio a un nuovo moralismo che si fonda sul fatto,
paradossale, che la morale non esiste più..
Cioè quel Relativismo nichilista, oramai sinonimo di “apertura mentale”, che
ieri aveva afferrato poche menti raffinate e che oggi è diventato  la
prerogativa di una cultura di massa, nonchè il segno di riconoscimento,
oramai, delle menti più ordinarie.

Oggi, oramai, siamo nel pieno di un liberalismo aziendalistico e di un
antiautoritarismo di derivazione postcomunista.  Tecnocrazia e scientismo
pedagogico.
In tal modo, dietro un’intento a parole liberale viene proposta una visione
della formazione del cittadino di stampo sovietico.

Culto della salute e dell’eterna giovinezza, nuova religione della forza,
idolatria dell’intelligenza da misurare e identificare con sempre maggior
precisione con test e simili amenità , il chè implica la sopravvalutazione
del calcolo e della velocità,  regno incontrastato delle norme
utilitaristiche, volontà di controllo e di dominio di tutti i processi
naturali, a partire dalla procreazione, il cui carattere passionale,
“selvaggio” e aleatorio è sempre più insopportabile per coloro che vogliono
” vivere nell’era della scienza e della tecnologia”.

E’ lontano ormai il tempo in cui Kant poteva dire:
“Sopra di me il cielo stellato, dentro di me il mondo morale”..
Esso era il frutto della sintesi tra razionalismo scientifico ( che si
radica nella tradizione greca ed ellenistica ) e la concezione morale
giudaico-cristiana, ovvero la convinzione che esista un sistema di norme che
costituiscono l’unico fondamento possibile della vita associata.

Infatti l’esperienza mostra che l’utilitarismo edonistico è assolutamente
incapace di creare i valori capaci di fondare la convivenza civile, di
mantenere la coesione sociale e persino di dare senso alla vita individuale

La condizione di quegli scientisti che impegnano tempo ed energie a
convincere il prossimo che tutto è frutto di processi casuali e nulla ha
senso costituisce la prova che un’uomo siffatto non può esistere.
Il politicamente corretto è l’anticamera della sharia.

Tornare indietro è impossibile e niente può essere riproposto come se nulla
fosse.  Ma l’Europa che non sappia ricostruire un rapporto, sia pure
profondamente rinnovato, con le proprie migliori tradizioni è destinata a un
progressivo sgretolamento.
Queste “migliori tradizioni” sono rappresentate dalla sintesi
straordinariamente originale tra il razionalismo scientifico e una visione
morale in cui la dimensione religiosa ha un ruolo primario.
Ripensare in modo nuovo questa sintesi è l’unica via per uscire da una crisi
devastante.

Appare ancora di grande attualità quanto scriveva Edmund Husserl
settant’anni fa : :
“La crisi dell’esistenza europea ha solo due sbocchi: il tramonto
dell’Europa, nell’estraniazione rispetto al senso razionale della propria
vita, la caduta nell’ostilità allo spirito e nella barbarie, oppure la
rinascita dell’Europa (…) attraverso un eroismo della ragione capace di
superare definitivamente il naturalismo.  Il maggior pericolo dell’Europa è
la stanchezza.  Combattiamo contro questo pericolo estremo, in quanto “buoni
europei”, in quella vigorosa disposizione d’animo che non teme nemmeno una
lotta destinata a durare in eterno; allora dall’incendio distruttore
dell’incredulità, dal fuoco soffocante della disperazione per la missione
dell’occidente, dalla cenere della grande stanchezza, rinascerà la fenice di
una nuova interiorità di vita e di una nuova spiritualità”.

La filosofia delle Colfultima modifica: 2010-06-06T23:36:00+02:00da allan11
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