“Essere-insieme-nell’amicizia”

L’essere-insieme-nell’amicizia

   Anche l’essere-insieme-nell’amicizia è Dasein in forma di dualità amante
e di amoroso incontro.  Amore ed amicizia mostrano la medesima struttura
antropologica di fondo.  Entrambi sono modalità dell’incontro.  E’ quindi
impossibile definire l’amicizia in termini di concettualità categoriale,
cioè giudicarla, poichè anche il suo fondo, come quello dell’amore, è
irraggiungibile.  Ne possiamo ricercare la natura solo nei suoi modi
espressivi (nel senso più vasto della parola) cioè sul piano antropologico.
   Mentre nella dualità dell’amore esperire e conoscere, vedere e pensare,
sentire e cogliere, desiderare e possedere, grazia e sacrificio, sincerità
del cuore  ed evidenza delle motivazioni, anima e parola, verità e discorso
(in breve: esistenza e significato), sono ancora indifferenziati, nella
dualità dell’amicizia l’indiviso Dasein si spezza, si articola e si dispiega
in una struttura più definibile.

   “L’essere-insieme-nell’amicizia è quel modo di essere nel quale
l’esaltazione dell’amore, si “rompe”, come la luce del sole nello spettro
dell’arcobaleno, in diverse direzioni di significato”

   Per giungere ad una più profonda comprensione fenomenologica
dell’amicizia, Binswanger analizza tre differenti modi di “partecipazione” :
il partecipare con qualcuno a qualcosa (nel senso di condividere), il
partecipare qualcosa a qualcuno (nel senso di confidare, di comunicare), il
partecipare assieme al medesimo destino.  L’amicizia non ignora certo i
primi due modi di partecipazione, ma diventa un vero essere-insieme, quindi
vera amicizia, solo nel terzo modo.

   1) IL PARTECIPARE CON QUALCUNO A QUALCOSA.  –  Nel condividere con altri
un identico oggetto (una stanza, un’opinione), il vero e proprio QUALCOSA
della partecipazione non va ricercato né nell’uno né nell’altro dei
partecipanti, ma in un “tertium” che abbraccia entrambi.  Questo “tertium”
non può esser altro che l’essere-nel-mondo, e precisamente
l’essere-per-qualcosa.  Di per sé questo tipo di partecipazione ad un
medesimo oggetto non ancora della dualità dell’amore o dell’amicizia, né ha
nulla in sé della “communio”, anche se i due che così si “incontrano” e in
tal modo si intrattengono, possono condividere lo stesso parere, lo stesso
gusto, la stessa visione delle cose.

    2) IL PARTECIPARE QUALCOSA L’UN L’ALTRO  –  Si parla qui di scambi di
contenuti significanti, di fronte ai quali, tuttavia, io e tu possiamo
rimanere del tutto non-partecipi.  Più di un vero essere-insieme, si tratta
qui di due individualità che si calano in un “ruolo”, in un rapporto
reciproco (di ospitante ed ospitato, di collega a collega, di suddito a
superiore…).  La cosa partecipata, anche se a livello di confidenze, viene
sempre impiegata in vista di un fine, deve servire a uno scopo.  Questi
scambi non sono essenziali agli amici, eppure agli amici non basta essere
insieme, ma vogliono sempre di nuovo acquistare una chiara consapevolezza,
un “sapere”, una nozione del loro essere-insieme.

   Di questo “parteciparsi” vicendevolmente qualcosa, l’amore, come
sappiamo, non ha bisogno, essendo esso evidenza, rivelazione diretta,
cristallina sincerità del cuore.  Ma se il dialogo degli amici non è quello
muto dell’amore, non è neppure la bruta “communicatio” mondana e sociale.
Nella dualità dell’amicizia, il parteciparsi vicendevolmente qualcosa
acquista il senso di reiterati ed audaci tentativi di comprendersi l’un
l’altro sempre più a fondo.  Nel dialogo dell’amicizia, io prendo veramente
parte a te e tu a me.  Il tuo non è solo il “prendere una parte” DA me (una
notizia, per es.) ma sganciata da me, poichè tu prendi “una parte DI me”.
Ciò che tu mi “partecipi” io non lo afferro solo idealmente, ma lo con-vivo
con te.

    3) LA PARTECIPAZIONE AD UN MEDESIMO DESTINO  –  E’ questo il modo più
perfetto di partecipazione, e anche se non ignora gli altri due momenti,
esso reca in sé qualcosa della “patria” dell’amore.  E’ questo il modo di
due individualità che “tengono il medesimo passo” (per usare le parole di
Goethe) in e verso un comune destino.  Si opera qui il passaggio dalla
dualità dell’amore alla dualità della partecipazione.  “Destino” significa
qui qualcosa di globalmente indivisibile, non una sua momentanea
specificazione, o una disposizione del carattere, o una visione comune delle
cose, o destino in senso demoniaco.  Questo “destino”, nell’amicizia, sei
Tu, come mio alter ego, come “altra parte” della nostra dualità, come mia
seconda persona.
   Il Dasein, in quanto amicizia, rappresenta un amalgama di amore e di
CURA.  Ciò emerge già dal fatto che, sul piano ontico, l’amicizia non si
colloca al di là di vita e morte, di felicità e infelicità, di colpa e
innocenza, ma si concede ad un “destino” finito, a delle “situazioni”.
Nell’amicizia, il Dasein prende solo parte all’aternità e alla patria
dell’amore, ma non è né patria né eternità.  E poichè gli amici sono molti,
ogni volta è un diverso destino che mi limita e mi definisce in quanto
“amico” e il mio Sé è diverso di volta in volta.  Nessun amico può essere,
come nell’amore,  “il mio Unico e il mio Tutto”, ma solo, appunto, UN
destino.  Essere insieme nell’amicizia significa, in una parola, il
determinarsi dell’istante eterno dell’esaltazione amorosa in sempre nuovi,
mutevoli modi di “tenere lo stesso passo” in e verso il medesimo destino.
   Di essenziale importanza per la comprensione antropologica dell’amicizia
è per Binswanger il fatto che partecipare al tuo destino significa per me
partecipare a Te.  “Destino” non è qualcosa che viene ad aggiungersi
all’individualità, ma il Dasein stesso ! Solo che mentre nell’amore tale
dasein viene incontro nella sua totalità, qui esso viene incontro nelle sue
“situazioni diverse”.  Binswanger afferma categoricamente che sul piano
antropologico non vi è alcuna differenza tra i predicabili dell’uomo e
l’uomo stesso.

   “L’uomo non è un ens preadicabile di cui si possa “praedicare” questa o
quella proprietà, quasi che, anche senza questa proprietà, egli possa essere
qualcosa in sé e per sé.  Egli è sempre e solo ciò in vista di cui egli
viene di volta in volta chiamato in causa…”

   “Destino” non è quindi una ripetizione di me stesso, un’immagine di me,
una copia di me. Io mi manifesto come uomo in quanto definito da “questo”
destino.
   L’amicizia si estende anche al di là dello spazio del Tu vivente per
abbracciare gli amici che non sono più.  Ciò avviene quando, attraverso la
fantasia e il genio creativo, rielaboro i temi del pensiero dei trapassati
in una incessante PRODUZIONE di nuova verità.  Anche in questo caso
l’amicizia è incontro.  Tutta la storia del pensiero si rivela così allo
sguardo di Binswanger come una complicata trama che l’amicizia tesse senza
alcuna tregua nel tempo, un lungo essere-insieme nella ricerca del vero.

 L’amicizia non esclude neppure l’abbraccio universale e con TUTTE le
creature, anche se qui la partecipazione viene a collocarsi sul piano
etico-religioso (Cristo, S.Francesco d’Assisi…)

   In una parola: la partecipazione nell’amicizia è tanto vasta quanto lo è
l’incontro nell’amicizia, sia pure su una gamma di intensità diverse, poichè
se non posso avere tutti per amici, posso tuttavia essere amichevole con
tutti.

   Come intendere dunque il termine “parte” nell’espressione “prendere
parte” al tuo destino ?  Tale termine significa che io mi consegno con te e
in termini d’amore allo stesso “ci” dell’istante, inteso qui in quanto
destino.  Se io condivido con te questo “ci”, allora mi “decido”, mi
“dischiudo” con te allo stesso destino.  Questa apertura e questa decisione
non sono, a differenza della “decisione” heideggeriana, , un prodotto della
“grazia” dell’esistenza, ma della grazia dell’Eros.

   L’amicizia quindi non è solo compassione, cioè quel sentimentale e
unilaterale essere toccati dalla sofferenza (un sentimento che non fa
storia), ma un’essere assieme nell’esperienza del destino.  Come questa
forma di partecipazione è storia, storia di me e di te, non più eternità o
istante eterno, così la spazialità dell’amicizia non è più la patria, ma un
paesaggio “amichevole”, definito, quello del destino: destino del proprio
popolo, della famiglia, della scienza e della professione, del comune sforzo
spirituale, del divertimento e dello sport.

   Di qui la conclusione : non attraverso la partecipazione a un mondo
comune gli amici prendono parte l’uno all’altro, ma nella reciproca
partecipazione degli amici, cioè nell’amore “limitato” alla simpatia, si
costituisce la comunità del mondo.

“Essere-insieme-nell’amicizia”ultima modifica: 2010-06-07T16:07:21+02:00da allan11
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