Il trionfo della mediocrità

In conformità ai propri obiettivi la società occidentale ha scelto la forma
d’esistenza che le era più comoda e che io definirei giuridica. I limiti
(molto larghi) dei diritti e del buon diritto di ogni uomo sono definiti dal
sistema delle leggi. A forza di attenersi a queste leggi, di muoversi al
loro interno e di destreggiarsi nel loro fitto ordito, gli occidentali hanno
acquisito in materia una grande e salda perizia (ma le leggi restano
comunque così complesse che il semplice cittadino non è in grado di
raccapezzarcisi senza l’aiuto di uno specialista). Ogni conflitto riceve una
soluzione giuridica, e questa viene considerata la più elevata. Se un uomo
si trova giuridicamente nel proprio diritto, non si può chiedergli niente di
più. Provate a dirgli, dopo la suprema sanzione giuridica, che non ha
completamente ragione, provatevi a consigliargli di limitare da se stesso le
sue esigenze e di rinunciare a quello che gli spetta di diritto, provatevi a
chiedergli di affrontare un sacrificio o di correre un rischio gratuito. vi
guarderà come si guarda un idiota. L’autolimitazione liberamente accettata è
una cosa che non si vede quasi mai: tutti praticano per contro
l’autoespansione,
condotta fino all’estrema capienza delle leggi, fino a che le cornici
giuridiche cominciano a scricchiolare. (.)
Io che ho passato tutta la mia vita sotto il comunismo affermo che una
società dove non esiste una bilancia giuridica imparziale è una cosa
orribile. Ma nemmeno una società che dispone in tutto e per tutto solo della
bilancia giuridica può dirsi veramente degna dell’uomo. Una società che si è
installata sul terreno della legge, senza voler andare più in alto, utilizza
solo debolmente le facoltà più elevate dell’uomo. Il diritto è troppo freddo
e troppo formale per esercitare un’influenza benefica sulla società. Quando
tutta la vita è compenetrata dai rapporti giuridici, si determina
un’atmosfera
di mediocrità spirituale che soffoca i migliori slanci dell’uomo. E contare
di sostenere le prove che il secolo prepara reggendosi sui solo puntelli
giuridici sarà per l’innanzi sempre meno possibile.

È ora che affermiate i vostri doveri
Nella società occidentale di oggi è avvertibile uno squilibrio fra la
libertà di fare il bene e la libertà di fare il male. Un uomo politico che
voglia realizzare, nell’interesse del suo paese, una qualche opera
importante, si trova costretto a procedere a passi prudenti e perfino
timidi, assillato da migliaia di critiche affrettate (e irresponsabili) e
bersagliato com’è dalla stampa e dal Parlamento. Deve giustificare ogni
passo che fa e dimostrarne l’assoluta rettitudine. Di fatto è escluso che un
uomo fuori dell’ordinario, un grande uomo che si riprometta di prendere
delle iniziative insolite e inattese, possa mai dimostrare ciò di cui è
capace: riceverebbe tanti di quegli sgambetti da doverci rinunciare sin
dall’inizio.
Ed è così che col pretesto del controllo democratico si assicura il trionfo
della mediocrità.
Per contro è cosa facilissima scalzare l’autorità dell’Amministrazione, e in
tutti i paesi occidentali i poteri pubblici si sono considerevolmente
indeboliti. La difesa dei diritti del singolo giunge a tali eccessi che la
stessa società si trova disarmata davanti a certi suoi membri: è giunto
decisamente il momento per l’Occidente di affermare non tanto i diritti
della gente, quanto i suoi doveri.
Al contrario della libertà di fare il bene, la libertà di distruggere, la
libertà dell’irresponsabilità, ha visto aprirsi davanti a sé vasti campi
d’azione.
La società si è rivelata scarsamente difesa contro gli abissi del
decadimento umano, per esempio contro l’utilizzazione delle libertà per
esercitare una violenza morale sulla gioventù: si pretende che il fatto di
poter proporre film pieni di pornografia, di crimini o di satanismo
costituisca anch’esso una libertà, il cui contrappeso teorico è la libertà
per i giovani di non andarli a vedere. Così la vita basata sul giuridismo si
rivela incapace di difendere perfino se stessa contro il male e se ne lascia
a poco a poco divorare.
E che dire degli oscuri spazi in cui si muove la criminalità vera e propria?
L’ampiezza dei limiti giuridici (specialmente in America) costituisce per
l’individuo
non solo un incoraggiamento a esercitare la sua libertà ma anche un
incitamento a commettere certi crimini, poiché offre al criminale la
possibilità di sfuggire al castigo o di beneficiare di un’immeritata
indulgenza, grazie magari al sostegno di un migliaio di voci che si
leveranno in suo favore. E quando in un paese i poteri pubblici affrontano
con durezza il terrorismo e si prefiggono di sradicarlo, l’opinione pubblica
li accusa immediatamente di aver calpestato i diritti civili dei banditi.

La stampa, impenitente guardona
Anche la stampa (uso il termine “stampa” per designare tutti i mass media)
gode naturalmente della massima libertà. Ma come la usa?
Lo sappiamo già: guardandosi bene dall’oltrepassare i limiti giuridici ma
senza alcuna vera responsabilità morale se snatura i fatti e deforma le
proporzioni. Un giornalista e il suo giornale sono veramente responsabili
davanti ai loro lettori o davanti alla storia? Se, fornendo informazioni
false o conclusioni erronee, càpita loro di indurre in errore l’opinione
pubblica o addirittura di far compiere un passo falso a tutto lo Stato, li
si vede mai dichiarare pubblicamente la propria colpa? No, naturalmente,
perché questo nuocerebbe alle vendite. In casi del genere lo Stato può anche
lasciarci le penne. Ma il giornalista ne esce sempre pulito. Anzi, potete
giurarci che si metterà a scrivere con rinnovato sussiego il contrario di
ciò che affermava prima.
La necessità di dare un’informazione immmediata e che insieme appaia
autorevole costringe a riempire le lacune con delle congetture, a riportare
voci e supposizioni che in seguito non verranno mai smentite e si
sedimenteranno nella memoria delle masse. Quanti giudizi affrettati,
temerari, presuntuosi ed erronei confondono ogni giorno il cervello di
lettori e ascoltatori e vi si fissano! La stampa ha il potere di contraffare
l’opinione pubblica e anche quello di pervertirla. Così, la vediamo coronare
i terroristi del lauro di Erostrato, svelare perfino i segreti della difesa
del proprio paese, violare impudentemente la vita privata delle celebrità al
grido “Tutti hanno il diritto di sapere tutto” (slogan menzognero per un
secolo di menzogna, perché assai al di sopra di questo diritto ce n’è un
altro, perduto oggigiorno: il diritto per l’uomo di non sapere, di non
ingombrare la sua anima divina di pettegolezzi, chiacchiere, oziose
futilità. Chi lavora veramente, chi ha la vita colma, non ha affatto bisogno
di questo fiume pletorico di informazioni abbrutenti).

Giornalisti in nome di chi?
È nella stampa che si manifestano, più che altrove, quella superficialità e
quella fretta che costituiscono la malattia mentale del XX secolo. Penetrare
in profondità i problemi le è controindicato, non è nella sua natura, essa
si limita ad afferrare al volo qualche elemento di effetto.
E, con tutto questo, la stampa è diventata la forza più dirompente degli
Stati occidentali, essa supera per potenza i poteri esecutivo, legislativo e
giudiziario. Ma chiediamoci un momento: in virtù di quale legge è stata
eletta e a chi rende conto del suo operato? Se nell’Est comunista un
giornalista viene apertamente designato dall’alto come ogni altro
funzionario statale, chi sono gli elettori cui i giornalisti occidentali
devono invece la posizione di potere che occupano? E per quanto tempo la
occupano? E con quale mandato?

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“Un mondo in frantumi”,
 discorso che Aleksandr Solzenicyn pronunciò
 l’8 giugno 1978 all’università di Harvard
davanti a 20 mila persone.

Quando la libertà diventa irresponsabilità cade ogni difesa contro gli
abissi del decadimento umano. Così  Solzenicyn vide lucidamente la deriva di
una società che fa di ogni sua pulsione un diritto

Il trionfo della mediocritàultima modifica: 2010-06-06T01:50:45+02:00da allan11
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