Guerre di religione moderne

Ideologia nazi-comunista

Due ideologie anticristiane

Nel 1941, all’apice dell’egemonia nazi-comunista, il Papa ebbe la sua guerra
da intraprendere, con le proprie armi, non a livello politico ma a quello
delle idee. In quell’anno nelle menti delle persone c’era una grande
confusione a causa del «nuovo ordine»; il nazismo e il comunismo sembravano
avere le carte vincenti. Il fallimento della democrazia era un tema comune
nei commenti politici, che fosse visto in positivo o in negativo. A Berlino e a Mosca il cristianesimo era stato cancellato da tempo.

All’aspetto ideologico della seconda guerra mondiale non è stata data
l’importanza
che esso merita. Troppo spesso gli statisti e gli storici descrivono gli
eventi solo da un punto di vista politico e militare. L’ideologia è come
l’asino
di Buridano: gli storici la lasciano ai filosofi e i filosofi la considerano
una pseudoscienza, un trastullo dei giornalisti e dei demagoghi. Ma
l’ideologia
totalitaria asservì l’Europa per buona parte della seconda guerra mondiale.
E proprio il rapporto delle idee con la politica, con l’interpretazione
degli eventi contemporanei, con la cultura che fa l’ideologia.
Essenzialmente esclusiva, essa non tollera opposizione né rivali. Era
inevitabile che, sin dall’inizio, entrasse in violento conflitto con la
religione nel campo delle idee. Ciò che era secondario o irrilevante per gli
storici e i filosofi era una questione di vita o di morte per la Chiesa
cattolica.

Il nazionalsocialismo e il marxismo-leninismo erano le principali ideologie
della guerra. Le teorie di Karl Marx, adattate da Lenin, costituivano le
fondamenta del comunismo mondiale imperniato sull’Unione Sovietica. Non è
necessario ricordare l’aperta e violenta ostilità del marxismo nei confronti
della religione, resa operativa in Unione Sovietica. I nazisti, dal canto
loro, avevano «Il mito del secolo XX. Una valutazione delle lotte per il
rinnovamento spirituale del nostro tempo» (Der Mythus des 20. Jahrhunderts.
Eine Wertung der geistigen Gestaltenkämpfe unserer Zeit) di Alfred
Rosenberg. Il Mythus venne rapidamente messo all’Indice dal Vaticano
all’inizio
del 1934. Non si trattava certo di un capolavoro del pensiero speculativo,
ma si limitava a formulare sfacciatamente e volgarmente lo spirito
radicalmente anticristiano, pagano e razzista del Movimento, diventando in
questo modo la «bibbia» del nazionalsocialismo. Si trattava di una lettura
obbligata per i membri del partito, il che spiega le numerose ristampe che
ebbe negli anni Trenta. Esso ebbe anche altri più sofisticati equivalenti,
come il libro di Ernest Bergmann dal titolo La Chiesa nazionale tedesca, il
quale sosteneva che il cristianesimo era semita e antitedesco; il
cristianesimo predicava pietà e misericordia per il debole, permettendo
addirittura al debole di avere figli; la razza era la vera forza del
progresso ecc. L’opera di Bergmann venne posta all’Indice dei Libri Proibiti
contemporaneamente al Mythus.

Hitler sostenne sempre che il Mythus non era una enunciazione ufficiale del
nazionalsocialismo. Ma Rosenberg era il responsabile della «cultura e
ideologia» del partito nazista e il titolo altisonante che gli era stato
attribuito nella struttura del partito era quello di «Fiduciario del Führer
per la formazione intellettuale del partito» (Beauftragter des Führers für
die gesamte weltanschauliche Schulung und Erziehung des NSDAP). Una copia
del Mythus venne depositata, con le debite cerimonie, sulla pietra angolare
del nuovo studio di Norimberga, dove il partito teneva le sue spettacolari
adunate. Il saluto simbolico a questa «bibbia» e a tutto ciò che essa
rappresentava venne aspramente commentato da L’Osservatore Romano del 21
settembre 1937, in un editoriale di prima pagina scritto – ma non firmato –
dallo stesso card. Pacelli. Nel 1946 Rosenberg venne impiccato proprio a
Norimberga.

Secondo Rosenberg, la razza, intesa come la razza tedesca, era la punta di
diamante della nuova rivoluzione. La «cultura nordica» era la norma per il
futuro della Germania. Era una mistica del sangue. Ogni altro valore era
nemico, soprattutto il cristianesimo, che, con i suoi dogmi semiti, aveva
espropriato il popolo tedesco della sua eredità nordica. Perciò era
necessario costruire una nuova «chiesa» sulle rovine della vecchia. I
concetti cristiani avevano portato solo degenerazione. Come non c’era alcun
posto per il cristianesimo, ancor meno c’era posto per la Chiesa cattolica,
per «Roma», la grande avversaria di tutto ciò che era autenticamente
tedesco.

Il Mythus apparve a molti come una mostruosità pseudoscientifica, da non
prendere in considerazione. Lo stesso trattamento superficiale venne
riservato al Mein Kampf di Hitler. Era mai possibile prendere tali libri sul
serio? Le cose mutarono radicalmente quando ambedue gli autori raggiunsero i
vertici del potere politico. Allora quei testi divennero ideologia, che
impose il suo tragico tributo agli eventi umani, controllando le menti e la
volontà di migliaia di persone.

Il Partito Comunista Francese e la guerra

In campo comunista, il potere dell’ideologia venne esemplificato in maniera
convincente dalla condotta del Partito Comunista Francese nel 1939. Lo
storico patto di non aggressione siglato tra Hitler e Stalin il 23 agosto
aprì la strada alla guerra. Per mesi e anni il partito aveva denunciato ad
alta voce il nazismo o «fascismo», come preferiva definirlo. E aveva
numerose buone ragioni per farlo: molti comunisti tedeschi languivano nei
campi di concentramento e la stessa Parigi era piena di esuli dalla
Germania. Tutto appariva estremamente chiaro. I negoziati di Stalin con
Hitler furono come un fulmine a ciel sereno e lo shock fu tremendo.

I comunisti francesi, la cui fede politica era meno salda e la capacità di
comprensione minore, abbandonarono il partito disgustati e disillusi. I
compagni di cammino non comunisti erano, naturalmente, ancor più
disorientati, mortificati e umiliati. Mosca non aveva fatto il minimo
accenno a ciò che bolliva in pentola, tantomeno aveva dato istruzioni su
come comportarsi a riguardo. Lo scompiglio e l’imbarazzo erano patetici. Gli
ideologi del partito esaminavano attentamente le sue passate dichiarazioni
alla ricerca di indizi che spiegassero ciò che era accaduto. Non ci volle
comunque molto perché il partito si riprendesse e trovasse lumi
nell’interpretazione
del marxismo-leninismo: Stalin, conclusero le sue menti, con una mossa
geniale, aveva inaugurato la storica «guerra imperialista». Grazie al patto
stretto con il diavolo, egli aveva allontanato dalla Russia lo spettro della
guerra e anzi, addirittura, forse il suo desiderio era stato proprio quello
di provocarla. Infatti ora i nazisti imperialisti e le democrazie erano gli
uni contro le altre all’inizio di una guerra prevedibilmente rovinosa, che
avrebbe visto la fine del capitalismo e aperto la strada alla rivoluzione
proletaria. Il partito francese doveva prendere una difficile decisione, che
avrebbe avuto un costo molto alto. Esso la mise in atto senza alcuna
esitazione, in nome della fedeltà alla propria ideologia.

Prima del voltafaccia sovietico, i deputati comunisti avevano addirittura
votato alla Camera a favore del bilancio militare. Ma ora non c’erano dubbi
su quale fosse il loro dovere: essi si dichiararono contrari alla guerra. La
reazione del Governo a tale influenza demoralizzante era prevedibile: il
partito venne bandito e il suo quotidiano, L’Humanité, soppresso. Tuttavia,
i membri del partito alla Camera si riorganizzarono sotto un altro nome e,
il 9 ottobre, inviarono una petizione a Edouard Herriot, presidente della
Camera, nella quale chiedevano immediati negoziati di pace con la Germania.
Dopo tanti mesi di denunce nei confronti dei munichois, adesso erano i
comunisti stessi a chiedere una nuova Monaco. Alcuni giorni pin tardi,
Maurice Thorez, segretario generale del Partito Comunista Francese, disertò
dall’esercito e fuggì in Belgio attraversando il confine. Da lì Thorez si
recò in Russia, dove rimase. Anche Jacques Duclos, un altro leader del
partito, si trasferì in Belgio e da qui ritorno quando i tedeschi entrarono
a Parigi.

In tempo di guerra l’ideologia comunista aveva prevalso sul patriottismo
francese. La differenza stava nel fatto che Stalin e Hitler erano ora
alleati in un patto di non aggressione e, nelle categorie
marxiste-leniniste, la guerra aveva quindi cambiato carattere. Per un anno,
almeno nella zona occupata, il partito mantenne un atteggiamento discreto.
Allo stesso tempo, Stalin non chiese a Hitler il rilascio dei molti
comunisti tedeschi, né gli esuli tedeschi in Francia, anche i non ebrei,
pensarono per un solo momento di ritornare in patria. Essi piuttosto, se
potevano, fuggivano in Gran Bretagna o negli Stati Uniti. La maggior parte
di loro erano stati anche privati della cittadinanza tedesca.

In breve, i comunisti francesi, interpretando fedelmente il materialismo
dialettico del marxismo-leninismo, videro nella seconda guerra mondiale la
classica guerra «imperialista»., che era stata preannunciata e che, come nel
1917 per la Russia, avrebbe portato alla dittatura del proletariato. Non si
può non ammirare la coerenza con cui obbedirono ai dettami del programma del
partito. L’opposizione alla guerra, con quello che comportava di slealtà e
diserzione, per non dire tradimento, costò loro molto cara. Essa implicò
anche la collaborazione con il nemico. Ma nel giugno del 1941 le cose
subirono un altro cambiamento radicale. La guerra non era più una «guerra
imperialista»: la madrepatria sovietica era in pericolo e Stalin poteva
contare su di loro. Compiendo un altro notevole voltafaccia, perfettamente
spiegabile in termini d’ideologia, i comunisti francesi entrarono nella
résistance, sabotando le installazioni tedesche. Alla fine del 1944 Maurice
Thorez, di ritorno dall’Unione Sovietica, riprese il suo vecchio posto,
salutato dalla stampa comunista, con uno sfacciato bluff, come un eroe della
resistenza. A volte l’ideologia può presentare aspetti comici.

La seconda guerra mondiale è stata una «guerra ideologica»

L’ideologia, con la pretesa di avere una visione globale della vita, può
essere una forza distruttiva quando è nelle mani di coloro che hanno un
potere assoluto e l’apparato statale sotto il loro controllo. Naturalmente
ogni società umana con una missione culturale deve avere una sua «mistica»
di qualche genere per offrire direzione e significato. Le idee sono una
forza creativa indispensabile di vita. Lo stesso termine «ideologia». può
avere un significato legittimo e, in passato, e stato inteso in senso molto
ampio per indicare ogni idée-force. Ma il termine è caduto in discredito da
quando le due maggiori ideologie del nostro tempo hanno fatto una fine
ingloriosa, dopo aver messo il mondo a ferro e fuoco con la guerra e la
sovversione.

La seconda guerra mondiale è stata una «guerra ideologica». Anche se c’erano
in gioco altri importanti motivi di natura puramente militare o politica,
per quanto riguardava il Reich nazionalsocialista gli eventi del 1939-45
furono di carattere ideologico: si trattava del «nuovo ordine». Analogo
discorso può essere fatto per l’Unione Sovietica, certamente per il periodo
della «guerra imperialista» (1939-41) e anche successivamente.

Si è trattato pure di una «guerra di religione»? Anche in questo caso
possiamo dare una risposta affermativa. I leaders nazisti del Reich avevano
una violenta finalità antireligiosa che inculcavano nella loro opera
ufficiale d’indottrinamento e ispiravano ai loro aderenti, come le SS, da
cui essi si attendevano che tagliassero i ponti con i «legami
confessionali», ovvero che apostatassero. Più precisamente, essi avevano
elaborato, alla luce delle loro concezioni, un piano per la
«riorganizzazione» della Chiesa cattolica, che avevano anche cominciato a
mettere in pratica. Le Chiese cattolica e protestante in Germania correvano
un rischio gravissimo sotto il nazismo. Pio XII era intimamente consapevole
del pericolo che «una vittoria dell’Asse significherebbe la fine del
cristianesimo in Europa». Perché questa minaccia di distruzione fosse
particolarmente grave nel 1941 lo vedremo in un prossimo articolo.

Guerre di religione moderneultima modifica: 2010-06-06T02:01:01+02:00da allan11
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